Diversi studi mostrano che il rischio di contenziosi contro i medici dipende più dall’insoddisfazione dei pazienti circa la loro capacità di stabilire un rapporto, di consentire un’effettiva comunicazione e di offrire un’adeguata disponibilità, piuttosto che dalla reale qualità tecnica delle loro prestazioni e dalle eventuali basse performance nei trattamenti sanitari.
Alla base delle motivazioni che inducono i pazienti a rivolgersi all’avvocato, per presunti danni subiti nei trattamenti sanitari, troviamo spesso delle problematiche relazionali medico-paziente che predispongono al contenzioso al primo verificarsi di un evento sfavorevole.
Da ricerche effettuate con interviste ai familiari, emerge che le decisioni di agire legalmente contro i sanitari sono state prese non solo per i presunti danni riportati, ma anche per la scarsa sensibilità e disponibilità dimostrata dai medici e per la carente comunicazione a fronte di richieste di spiegazioni da parte dei familiari. Spesso, i pazienti e i loro familiari hanno avuto difficoltà a sapere cos’era realmente successo e, quando si sono scontrati con il silenzio o con risposte evasive dei medici, sono stati indotti a vedere l’azione legale come l’unico strumento per recuperare lo sbilanciamento in termini di potere e di conoscenze.
D’altra parte, per medici ed infermieri impegnati in un processo clinico – assistenziale sempre più impegnativo, in cui negli ultimi decenni sono incrementati i volumi di attività, la complessità delle prestazioni e la criticità dei pazienti, lo spazio da dedicare alla relazione medico-paziente è spesso oggettivamente molto ristretto.
Apprendere le tecniche per comunicare, in particolare le cattive notizie, nell’attuale contesto ospedaliero, è un requisito professionale necessario per coinvolgere il paziente nel progetto di cura ma può aiutare anche il medico a mantenere un rapporto di fiducia con il paziente e i familiari e ridurre il rischio di esposizione a contenziosi.
Questa importante problematica sarà discussa nel Convegno che si terrà il 14 giugno 2013 alle ore 15,00 all’Ospedale di Belluno e che vedrà coinvolti medici e infermieri dell’Azienda.
Interverranno: il dott. Pietro Paolo Faronato, Direttore Generale della ULSS n.1, la dott.ssa Roberta Gallego, Sostituto Procuratore della Repubblica a Belluno, il prof. Camillo Barbisan, Presidente del Comitato Etico della ULSS n.1, il dr. Luciano Orsi, Direttore della U.O. di Cure Palliative dell’Ospedale Carlo Poma di Mantova. Inoltre, i professionisti dell’ULSS n.1: dott.ssa Francesca De Biasi, Psicologa, dr. Claudio Bianchin, Responsabile delle funzioni per la sicurezza del paziente, dr. Davide Mazzon, Direttore della U.O. di Anestesia e Rianimazione.