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Fino al 21 giugno la mostra di Alfonso Lentini “Il morso delle cose” alla Biblioteca Civica di Ponte nelle Alpi

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Lo scorso 31 maggio, negli spazi espositivi della Biblioteca Civica di Ponte nelle Alpi, è stata inaugurata la mostra personale di Alfonso Lentini “Il morso delle cose”.

L’esposizione, la cui apertura è stata prorogata sino al 21 giugno, ha avuto il prestigioso avallo di Emilio Isgrò, figura storica delle neoavanguardie italiane del Secondo Novecento, che così si esprime: «Ogni artista è un mondo, e in quello di Alfonso Lentini io entro volentieri, affascinato da un linguaggio prensile e vivo che non conosce banalità. Sono certo che il suo impegno e la sua serietà d’artista saranno premiati anche questa volta dal pubblico che giustamente lo segue con l’interesse che merita la sua ricerca.»

Alfonso Lentini presenta in questa mostra alcuni esempi della sua recente produzione che si muove da anni nel campo dell’oggettualizzazione della scrittura in interazione con pezzi di realtà. Il “morso delle cose” rappresenta in questo senso un possibile punto di tangenza fra le parole e gli oggetti e mette in campo una riflessione sul rapporto che li tiene problematicamente insieme.

«L’arte – dice infatti Lentini in una recente intervista – è cannibale, mangia se stessa e mangia anche il mondo. Lavoro spesso con oggetti sottratti alla quotidianità, materiali di recupero, pezzi di mondo su cui intervengo per provocare mutamenti di senso e di prospettiva. E siccome l’elemento distintivo di noi umani è la parola, provo a far interagire questi pezzi di mondo con pezzi di parole, sperimentando un uso materico della scrittura, un po’ come è adombrato nel celebre “Indovinello veronese” del XIII secolo, una delle più antiche testimonianze della lingua italiana, dove l’azione dello scrivere è paragonata al duro lavoro fisico di un contadino che ara i campi. La scrittura, in quelle che chiamo “poesie oggettuali”, diventa gesto, sedimento dell’esistenza, indica la volontà di incidere un solco, lasciare una traccia biologica di ciò che siamo, un graffio diverso. Tutto questo implica un atteggiamento “polemico” verso la realtà così com’è, vuol essere un invito alla trasformazione, a smascherare le mistificazioni percettive, dunque uno stimolo a sviluppare strumenti critici a tutto campo.»

 

Alfonso Lentini, nato in Sicilia nel 1951, vive a Belluno dalla fine degli anni Settanta.

Laureato in filosofia, ha insegnato letteratura italiana e storia. Si occupa di scrittura e di arti visive.

La sua prima personale risale al 1976. Nelle sue mostre e installazioni tenute in Italia e all’estero propone “poesie oggettuali”, libri-oggetto, libri d’artista e in generale opere basate sulla valorizzazione della parola nella sua dimensione materiale e gestuale. Nell’ambito di progetti collettivi sulla poesia curati da Marco Nereo Rotelli e Caterina Davino, ha partecipato due volte alla Biennale di Venezia. Sue opere figurano in musei, archivi, collezioni pubbliche e private.

Fra i suoi libri, due sono stati pubblicati dalle edizioni Stampa Alternativa (Piccolo inventario degli specchi e Un bellunese di Patagonia). Con il romanzo Cento madri (Foschi, 2009) ha vinto il premio letterario “Città di Forlì”. Il suo volume più recente è Luminosa signora, lettera veneziana d’amore e d’eresia (Pagliai, 2011). A cura della rivista online “La recherche”, nel 2012 ha pubblicato – in e-book scaricabile gratuitamente – la raccolta poetica Il morso delle cose (opera finalista alla XXIII edizione del Premio Montano, dalla quale prende il titolo questa mostra).

Insieme ad Aurelio Fort è autore del progetto artistico internazionale “Resistere per Ri/esistere” culminato il 25 aprile 2013 con un’installazione urbana nel centro di Belluno.

Orari:

lunedì, martedì, giovedì, venerdì: 14.30 – 18.45

martedì 9.30 – 12.30, mercoledì 9.30 – 13.45

sabato e domenica 16.30 – 19.00

 

 

 

 


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